GLI ANTICHI MESTIERI

A cura di Nicolò Del Gesso

                                                    Foto storica, si ringrazia Antonio Assogna

Gli antichi mestieri sono quei lavori che non esistono più, perchè:

• sono cambiate le strumentazioni grazie all'uso e all'introduzione delle tecnologie (oggi nessuno userebbe più una macchina da scrivere o un attrezzo rudimentale);
• erano l'espressione di un tessuto sociale fatto di povertà (pensiamo alla figura del “lustrascarpe”, ancora presente oggi nei Paesi poveri);
• il lavoro è diventato più flessibile e risponde a nuovi ritmi, metodologie e necessità.

Nel nostro paese, in passato quasi esclusivamente contadino, i mestieri più diffusi erano quelli dei pastori, dei pescatori, degli allevatori, dei mugnai, dei frantoiani, dei fabbri. 

Parliamo adesso di alcuni mestieri, oggi scomparsi! 

                             Le lavandaie, archivio Assogna

L’arrotino
In alcune città, è ancora presente con il immancabile slogan «È arrivato l’arrotino», cioè colui che affila coltelli e forbici. Tra gli antichi mestieri, fino a qualche anno fa era ancora molto ricercato perché arrotare uno strumento da taglio era meno costoso che acquistarne uno nuovo. Nell’epoca moderna, consumistica e “usa e getta”, questa figura è ormai in disuso. Si preferisce acquistare un paio di forbici nuove, piuttosto che affilarne uno vecchio.

Lu cocciaiol
Un altro degli antichi mestieri ormai in disuso è quello del cocciaio. Un tempo, gli oggetti per la casa venivano fatti a mano da dei professionisti nella lavorazione del coccio. Forse le vostre nonne in casa conservavano l’orinale o il pitale (che, pensate, sostituiva il nostro moderno water), o la monaca, un oggetto di coccio che veniva riempito di brace e messo sotto il letto per riscaldarlo. Oggi, con l’avvento della plastica questi oggetti sono stati soppiantatati da questo materiale, ahimè, anche inquinante, ma indispensabile per creare nuovi e più moderni oggetti.

Lo scrivano
Chi non ricorda un’altra celebre scena di un famosissimo film, “Miseria e nobiltà“, in cui Totò, che interpreta lo scrivano Felice Sciocciammocca, caccia in malo modo un uomo che gli aveva commissionato una lettera che terminava con: «Mandame nu poco de solde, perché nun tengo nemmeno i soldi per pagare la lettera a lu scrivano ca me sta scrivenno la lettera presente!»? Pensate a questa scena oggi: chi pagherebbe uno scrivano per farsi scrivere una lettera da inviare ad un parente lontano? Nessuno, o quasi. Gli analfabeti sono pochissimi. E, inoltre, per comunicare con qualcuno che è lontano non si usano quasi più le lettere, ma le e-mail. Internet ha accorciato la distanza tra le persone. Lo scrivano è oggi, piuttosto, un impiegato addetto alla stesura di documenti d’ufficio. 
Ma lavora con il computer.



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